Oggi ci troviamo di fronte alla conclusione del nostro studio sul questionario MIFID, giungendo così alla terza e ultima parte dell’analisi.
In questa sezione, ci concentreremo sull’analisi degli obiettivi di investimento e sulla propensione al rischio dell’investitore. Ricorderete che in precedenza abbiamo trattato questo argomento approfonditamente in un articolo, al quale vi invito a fare riferimento per ulteriori dettagli.
Come anticipato, il concetto di “rischio finanziario” legato a uno strumento di investimento può manifestarsi in diverse forme: può essere legato all’emittente o alla specifica natura dell’investimento, può derivare da fattori di mercato o essere di natura sistematica, può essere influenzato da cambi valutari, e così via. È pertanto fondamentale comprendere la tipologia di investimento a cui ci si accinge a sottoscrivere per poterne valutare i rischi in modo adeguato.
In questa fase, procederemo con un’intervista mirata volta a stabilire il profilo di rischio e gli obiettivi dell’investitore, tenendo conto di alcuni importanti elementi:
Una volta raccolti e analizzati tutti questi dati, si potrà delineare in modo più preciso il profilo di rischio dell’investitore e comprendere meglio quali strumenti e strategie di investimento siano più adeguati alle sue esigenze e obiettivi.
Questo processo di valutazione e comprensione del profilo di rischio è fondamentale per costruire un portafoglio di investimenti su misura, che massimizzi le opportunità di crescita finanziaria e minimizzi al contempo i rischi associati. Pertanto, è un passo cruciale per garantire una gestione finanziaria consapevole e mirata agli obiettivi dell’investitore.
Iniziamo a vedere insieme le domande relative all’argomento:
Chiaramente, in questa situazione, non esiste una risposta universale che possa essere valida per tutti; la scelta corretta dipende da una ponderata analisi dei propri obiettivi personali e della propria propensione al rischio.
La slide evidenzia un errore molto comune tra gli investitori, che spesso li porta a subire mancati guadagni quando adottano un atteggiamento eccessivamente prudente, soprattutto se l’obiettivo è a lungo termine, oppure a consolidare perdite quando assumono approcci troppo spregiudicati per soddisfare esigenze a breve periodo.
Le conseguenze di tali comportamenti sono molteplici:
Pertanto, prima di investire i nostri risparmi, è estremamente importante stabilire con precisione i nostri obiettivi e associarli a un adeguato orizzonte temporale di investimento.
In generale, i portafogli costruiti con l’obiettivo di ottenere una prestazione accettabile richiedono un orizzonte di investimento di almeno 4-5 anni. Al di sotto di questa finestra temporale, non parleremo mai di un vero “investimento”, ma piuttosto di una mera gestione della liquidità del conto corrente nel breve termine (0-18 mesi).
la liquidità di conto corrente nel breve termine ( 0-18 mesi).
In questo caso, la risposta va cercata tenendo conto delle circostanze specifiche e degli obiettivi personali dell’investitore. È evidente che la scelta del profilo di rischio sarà strettamente collegata alla risposta data nella domanda precedente:
Ad esempio, se l’orizzonte di investimento è di medio-lungo periodo (60 mesi e oltre), il profilo di rischio adottato sarà di tipo bilanciato o dinamico, ma sarà essenziale stabilire con precisione il grado di tolleranza al rischio dell’investitore.
Al contrario, se l’orizzonte temporale è di breve termine (0-18 mesi) e l’investitore ha intenzione di utilizzare i fondi per esigenze immediate o ha una bassa propensione al rischio, allora si parlerà di un profilo cauto o prudente.
Per fare un esempio concreto, se possiedo strumenti di investimento orientati sui mercati azionari e ho una propensione al rischio elevata, e se prevedo di mantenere l’investimento per un orizzonte di medio-lungo periodo (oltre 60 mesi), allora il mio profilo di rischio sarà bilanciato o dinamico.
In questa situazione, la risposta è soggettiva e profondamente influenzata dagli aspetti emotivi dell’investitore.
In queste circostanze, la reazione più comune, anche se sbagliata, è quella di disinvestire in parte o completamente dal proprio portafoglio. Il panico, l’ansia e la paura prendono il sopravvento, causando danni che spesso risultano irreparabili nel lungo periodo.
La statistica e la matematica, invece, ci insegnano che quando il valore di un’attività finanziaria scende, l’azione più opportuna da intraprendere è quella di incrementare le posizioni con versamenti aggiuntivi. Questi versamenti, se effettuati con costanza e regolarità, attivano il meccanismo della mediazione dei prezzi di acquisto, il che porta al vantaggio di recuperare più velocemente le minusvalenze accumulate.
Purtroppo, però, questa azione prudente e razionale non viene spesso messa in pratica, a causa dell’emotività che prende inesorabilmente il sopravvento.
In merito a questo tema e al giusto atteggiamento che dovremmo adottare nella gestione dei nostri risparmi, vi invito a consultare un mio interessante articolo pubblicato qualche tempo fa, dove ho trattato approfonditamente l’argomento.
Arriviamo ora all’ultima domanda del questionario MIFID II, una domanda di particolare rilevanza.
La risposta a questa domanda è il frutto delle informazioni raccolte tramite le precedenti domande a cui abbiamo dato risposta.
Se l’investitore ha una propensione al rischio elevata e prevede di mantenere l’investimento per un periodo superiore a 60 mesi, l’obiettivo principale sarà probabilmente quello di ottenere una crescita significativa del capitale investito. Questa scelta mira a sfruttare le opportunità di crescita nel lungo termine, tenendo conto del livello di rischio accettato.
Al contrario, se l’investitore ha obiettivi di breve termine e mostra una bassa tolleranza al rischio, l’obiettivo principale sarà probabilmente quello di conservare il capitale investito cercando almeno di coprire l’inflazione. In questo caso, l’attenzione si concentra sulla preservazione del capitale piuttosto che sulla ricerca di rendimenti elevati, poiché l’investitore è più interessato a mantenere la stabilità e la sicurezza del proprio patrimonio.
In definitiva, la scelta dell’obiettivo di investimento dipenderà dalle risposte fornite nelle domande precedenti e sarà fortemente influenzata dalla propensione al rischio e dall’orizzonte temporale dell’investitore.
Il corpo dell’intero questionario e la complessità di alcune domande dimostrano chiaramente quanto sia diventato delicato e articolato il compito da svolgere, soprattutto considerando le ultime modifiche imposte dal legislatore.
Da un lato, la normativa mira a proteggere l’investitore garantendo una sua approfondita conoscenza personale e la piena consapevolezza delle scelte finanziarie che sta facendo.
D’altro canto, rispondere a domande così tecniche e complesse può risultare difficile per molti investitori. Pertanto, diventa essenziale avere il supporto di un operatore qualificato, in grado di fornire assistenza e consulenza per pianificare adeguatamente la gestione dei propri risparmi.
L’accompagnamento di un professionista esperto diventa un elemento imprescindibile per navigare il panorama finanziario e assicurarsi di prendere decisioni informate e adeguate alle proprie esigenze e obiettivi. Con l’aiuto di un operatore qualificato, l’investitore può affrontare il questionario con maggiore sicurezza e affrontare la gestione dei suoi risparmi in modo più consapevole e strategico.
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