La MIFID II, la nuova legge che regolamenta i rapporti bancari, è stata oggetto di recente, di una rivisitazione che ha reso più complessa la stesura del questionario, utile alla profilazione dell’investitore e alla sua abilitazione nella sottoscrizione degli strumenti di investimento.
Per questo motivo ho pensato di mettere a disposizione una guida di supporto e approfondimento sul tema, riportando e argomentando il corpo integrale delle domande più importanti presenti nel questionario.
Il profilo va aggiornato di norma ogni 2 anni ed ha lo scopo di raccogliere informazioni personali riguardo a:
La rilevazione dei dati personali così impostata, permette di tracciare un profilo dettagliato del cliente utile a garantirgli una maggiore tutela in capo agli investimenti sottoscritti. Nello specifico la normativa permette all’investitore di:
Iniziamo a vedere insieme nel dettaglio, le domande meritevoli di un approfondimento:
Per meglio interpretare il senso di questa domanda, ci aiuta il grafico in alto che mostra una illustrazione approssimativa della “Frontiera Efficente“, lo strumento che viene utilizzato dal Consulente Finanziario per permettere di abbinare il rendimento atteso di un attività finanziaria al rischio sostenuto per la stessa.
È importante sapere che questo strumento è molto utile per far percepire all’investitore, il grado di rischio approssimativo che andrà a sostenere in capo all’investimento sottoscritto! La sua attendibilità non è precisa ma sufficiente per avere una aspettativa di massima di quello che potrebbe accadere.
L’esempio illustrato mette a confronto due portafogli:
Il Portafoglio 1 con un rendimento atteso su base annua pari al 3% e un rischio associato che occorre sostenere per raggiungerlo pari al 5%.
Il Portafoglio 2 ha invece un rendimento atteso su base annua pari al 6% e un rischio associato per ottenerlo pari all’11%.
Per meglio dire, ipotizzando un investimento di € 100.000,00, nel caso del Portafoglio 1, dopo 1 anno, potrei avere € 103.000,00 oppure € 95.000,00;
Nel caso del Portafoglio 2, i miei € 100.000,00, dopo 12 mesi potrebbero essere € 106.000,00 ma anche € 91.000,00.
In definitiva, più è alta la mia aspettativa di ottenere un profitto, tanto più è alto il rischio che dovrò sostenere per ottenere quel risultato! Concetto abbastanza scontato e credo anche di facile comprensione:
La risposta corretta è dunque la n.1
Il concetto della Diversificazione in capo ad un investimento (che deve essere applicata in diversi ambiti e non solo in quello settoriale), è uno dei principi cardine in Finanza per una buona ottimizzazione del rischio. È opportuno però, capire bene cosa significa diversificare e farlo in modo corretto:
Se ad esempio investo in 10 azioni tutte appartenenti alla categoria della ristorazione, e quel settore subisce una crisi dovuta ad un evento come una pandemia, tutte le mie 10 azioni subiranno un effetto negativo e un crollo delle loro quotazioni poiché sono tutte appartenenti allo stesso settore merceologico.
In questo caso la diversificazione posta in essere solo in termini di numero di titoli acquistati, non sarà stata sufficiente e utile alla riduzione del rischio assunto, mentre sarebbe stata più efficace, approcciando più settori possibili come nell’esempio in alto.
La risposta corretta è quindi ancora la n.1
In un altro mio articolo nel quale elenco le diverse tipologie di rischio connesse ad un investimento finanziario, parlo anche del rischio valutario dovuto alla denominazione con cui è emesso lo strumento che viene utilizzato.È chiaro che se investiamo in un prodotto che non è denominato nella nostra valuta locale, ci esponiamo ad un ulteriore rischio di oscillazione dell’investimento e legato alla fluttuazione del cambio.
La domanda chiede quale dei tre investimenti comporta un rischio derivante da un investimento in valuta estera e solo il primo ipotizza un investimento in una moneta diversa dall’euro.
La risposta corretta è quindi la n. 1
Per chiarire questo argomento e comprendere la domanda, è importante essere consapevoli che uno strumento finanziario può comportare rischi non solo legati alle sue caratteristiche tecniche (rating dell’emittente, tipologia, settore merceologico, denominazione valutaria) ma anche alla sua liquidabilità, ossia la capacità di venderlo in tempi ragionevolmente brevi.
Gli strumenti derivati, ad esempio (che richiederebbero un approfondimento dettagliato), possono avere una capacità di rimborso limitata a causa dei bassi volumi di contrattazione, soprattutto in condizioni di mercato sfavorevoli.
Lo stesso discorso vale per i titoli negoziati nei cosiddetti “MERCATI NON REGOLAMENTATI,” dove la CONSOB può richiedere dati, notizie e documenti sulle operazioni svolte agli organizzatori, agli emittenti e agli operatori, ma ciò non è sufficiente per fornire agli investitori le stesse garanzie previste nelle contrattazioni di uno strumento scambiato in un mercato regolamentato e disciplinato da rigide disposizioni cui devono attenersi tutti i soggetti coinvolti.
In base a quanto esposto e riguardo alla domanda del questionario, le azioni quotate in un mercato regolamentato e con volumi di negoziazione rilevanti sono strumenti che garantiscono una maggiore liquidità rispetto ai derivati e alle obbligazioni trattate in mercati non organizzati.
Quindi, la risposta corretta è la numero 2.
Per ora ci fermiamo qui e vi aspetto al prossimo articolo dedicato al questionario MIFID II, nel quale parleremo del “rischio specifico.”
A presto!
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