Eccoci alla seconda parte dell’analisi del questionario MIFID II. In questa sezione, ci concentreremo sul rischio associato agli investimenti e sulle regole imposte da MIFID II per tutelare gli investitori.
Conoscenza degli Strumenti Finanziari dell’Investitore
MIFID II pone grande enfasi sull’importanza che l’investitore abbia una conoscenza adeguata degli strumenti finanziari in cui intende investire. Questa conoscenza è fondamentale per comprendere i rischi connessi e prendere decisioni consapevoli.
Classificazione dei Prodotti Bancari
La normativa richiede che ogni prodotto offerto dalla banca sia classificato in base alle caratteristiche del cliente a cui può essere offerto. Ciò implica che il grado di rischio associato all’investimento proposto sia in linea con la tolleranza al rischio del cliente.
Ecco dunque le domande del questionario che fanno riferimento all’argomento e a cui daremo la giusta interpretazione:
In questa parte del questionario, ho scelto di illustrare il concetto di rischiosità insita in determinati strumenti attraverso un’immagine emblematica. Si tratta di strumenti finanziari molto complessi, che richiedono una profonda conoscenza tecnica e una notevole propensione al rischio da parte dell’investitore.
Di conseguenza, è consigliabile che tali strumenti costituiscano solo una parte residuale del patrimonio complessivo dell’investitore e vengano considerati solo se il cliente comprende appieno tutte le loro caratteristiche.
Fatta questa doverosa premessa, è importante notare che le attività “sottostanti” ai certificati possono essere di varia natura, come ad esempio indici, basket di titoli, azioni e obbligazioni, e presentano livelli di rischio e volatilità diversi.
Proprio a causa di questa particolarità, prima di procedere all’acquisto di tali strumenti, è essenziale avere una chiara comprensione della natura dei titoli e/o indici coinvolti, e in secondo luogo, delle condizioni che determinano le modalità di rimborso del capitale investito.
Riguardo alla domanda specifica, la risposta corretta è la numero 3, in cui si sottolinea che la garanzia di restituzione dell’intero capitale è strettamente legata a dei livelli di protezione (barriere), che potrebbero non essere raggiunti. Ciò significa che gli investitori dovrebbero essere consapevoli che la restituzione del capitale investito potrebbe essere soggetta a limitazioni in caso di determinate condizioni di mercato.
In questa parte del questionario, si tratta dell’importante distinzione tra gli strumenti finanziari quotati in un mercato regolamentato e quelli non assoggettati a tale ambito. In particolare, si fa riferimento agli ETF non armonizzati.
Per quanto riguarda la prima risposta, è cruciale sottolineare che quando un titolo azionario non è quotato in un mercato regolamentato, esso non potrà mai avere una quotazione determinata da un mercato ufficiale. Ciò significa che non esiste un prezzo ufficiale per tali titoli, il che può creare un ulteriore elemento di incertezza per gli investitori, portando ad un rischio maggiore sostenuto dall’investitore.
Inoltre, riguardo alla risposta numero 3, è importante notare che gli ETF non armonizzati non sono conformi alle direttive europee e vengono quotati su altri mercati di negoziazione. Ciò significa che questi strumenti potrebbero non essere soggetti agli stessi regolamenti e controlli previsti per gli ETF armonizzati, aggiungendo un elemento di incertezza e rischio per gli investitori.
La risposta corretta a questa domanda è quindi la numero 2, poiché la mancanza di una quotazione ufficiale e la possibilità che la società emittente non sia tenuta a rispettare obblighi informativi verso le autorità di vigilanza, contribuisce a creare una casistica particolarmente rischiosa per l’utente finale.
In sintesi, la distinzione tra strumenti quotati e non quotati in un mercato regolamentato può avere un impatto significativo sulla valutazione del rischio associato a tali investimenti, e gli investitori dovrebbero essere consapevoli di queste differenze prima di prendere decisioni finanziarie.
Nel contesto delle polizze assicurative, spesso c’è una percezione comune errata riguardo alle loro caratteristiche e al livello di rischio associato. Molti clienti tendono a considerare l’assicurazione o la polizza vita come un investimento sicuro e privo di rischio finanziario, ma la realtà è ben diversa.
L’intento della normativa è proprio quello di fare chiarezza su questo aspetto, al fine di garantire che i clienti comprendano adeguatamente le differenze tra le varie tipologie di contratti assicurativi disponibili.
In particolare, ci sono diverse tipologie di polizze assicurative, ognuna con il proprio contenuto finanziario che determina anche il livello di rischio associato al contratto.
Le polizze di RAMO I, ad esempio, sono caratterizzate dagli investimenti quasi esclusivamente in Titoli di Stato e Obbligazioni con un rating elevato. Questo tipo di polizza offre una maggiore stabilità del contratto e una buona protezione del capitale investito. Gli strumenti finanziari di RAMO I sono raccolti all’interno di una GESTIONE SEPARATA all’interno della polizza vita, il che consente al sottoscrittore di partecipare al rendimento prodotto dai titoli presenti nel portafoglio.
Al contrario, le polizze di RAMO III e V hanno un contenuto finanziario costituito da quote di fondi comuni di investimento e/o indici rappresentativi di un paniere di titoli o altre attività finanziarie. Queste tipologie di polizza presentano un livello di rischio più elevato poiché le prestazioni non sono quantificabili e sono legate a diverse variabili. Pertanto, richiedono una buona conoscenza dei prodotti utilizzati, una adeguata propensione al rischio e un orizzonte temporale di investimento appropriato.
Sulla base di queste considerazioni, è possibile rispondere alla domanda del questionario, indicando che le polizze di RAMO III sono quelle a cui deve essere attribuito un rischio maggiore rispetto alle altre opzioni.
Ci attende il terzo e ultimo appuntamento dedicato allo studio del nuovo questionario MIFID II, nel quale affronteremo gli obiettivi di investimento e la propensione al rischio.
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