Quando si tratta di acquistare un’auto, un vestito, un paio di scarpe o qualsiasi altro bene, siamo soliti fare una ricerca accurata. Consultiamo le fonti specializzate, chiediamo consiglio agli esperti del settore, confrontiamo le opinioni di amici o parenti. Poi pesiamo con cura i vantaggi e gli svantaggi prima di procedere all’acquisto.
Ci aspetteremmo che lo stesso criterio valesse anche per le decisioni di investimento e i risparmi accumulati in una vita, ma spesso non è così! Le nostre scelte sono approssimative, basate su ciò che abbiamo sentito dire e raramente frutto di una consulenza qualificata.
Molte volte, quando incontro per la prima volta un potenziale cliente e gli chiedo come ha impiegato i suoi risparmi presso la sua banca di fiducia, la sua risposta è evasiva, priva di dettagli e molto confusa… perché per lui non è una priorità conoscere le modalità di gestione dei suoi risparmi!
La MIFID II
La nuova legge Mifid II, entrata in vigore da poco, stabilisce nuove regole sui rapporti bancari, mirando a garantire preparazione, professionalità, assenza di conflitti di interesse e trasparenza sui servizi offerti dalle banche e dai consulenti finanziari.
Allo stesso tempo, però, richiede al risparmiatore di fare uno sforzo di consapevolezza su ciò che firma presso il suo interlocutore di fiducia, non tanto da un punto di vista tecnico, quanto in termini di comprensione del rischio assunto!
Per seguire i principi dettati dalla Mifid II, che ha lo scopo di ottenere una gestione rigorosa e corretta di un portafoglio finanziario, bisogna tenere conto di tre aspetti molto importanti:
- Un’attenta analisi dei costi
- Una buona efficienza finanziaria
- Una attenta diversificazione e selezione degli strumenti utilizzati
Attenzione però, tutti gli elementi citati sono complementari tra di loro e non vanno valutati separatamente:
I Costi
La tabella e il grafico sottostanti mostrano un investimento di € 100.000,00 che retrocede un ipotetico rendimento annuo del 4% e i possibili scenari sull’evoluzione del capitale investito in base ai diversi costi di gestione annui applicati, 1%, 1,5%, 2% e 2,5%
Analizzando l’andamento del capitale in un periodo di 15 anni, si può apprezzare l’effetto dei costi sulla performance del portafoglio. Per esempio, dopo 5 anni con un rendimento del 4%, il capitale può passare da € 115.927 (spese annue 1%) a € 107.728 (spese annue 2,5%) con uno scostamento di € 8.199,41 pari al 7%. Chiaramente più tempo trascorre e più i costi incidono.
Allora la soluzione è ridurre i costi al minimo, penserete voi… in realtà non è così semplice, o meglio, non è l’unico aspetto che conta nella costruzione di un portafoglio… vediamo perché:
L’efficenza Finanziaria
La costruzione di un portafoglio richiede di seguire il principio dell’efficienza finanziaria, che consiste nel massimizzare il rendimento a fronte di un dato livello di rischio.
Per questo scopo, esiste uno strumento chiamato frontiera efficiente, che permette di valutare gli investimenti del cliente presso la sua banca di fiducia, assegnando loro il rendimento atteso e il rischio associato.
Ma cosa vuol dire avere un portafoglio efficiente?
Per capirlo, facciamo riferimento all’esempio riportato in basso, che mostra la situazione di un portafoglio in diagnosi.
La frontiera efficiente, rappresentata dalla linea retta nel grafico, ci mostra tutti i portafogli che hanno un rapporto rischio-rendimento ottimale e che si trovano in ogni punto di intersezione con la stessa.
Il portafoglio in diagnosi è invece rappresentato dal pallino blu a destra del grafico.
Si nota subito come, a parità di rendimento atteso (4%), il portafoglio del cliente possa essere migliorato di 4 punti percentuali in termini di rischio assunto (11% vs 7%) mantenendo invariato il risultato atteso (4%).
In questo caso l’asset analizzato viene definito inefficiente, perché il rischio assunto è eccessivo e non necessario per raggiungere il rendimento atteso.
Per essere ancora più chiari, facciamo un esempio pratico introducendo anche l’elemento di valutazione dei costi da sostenere.
Nel grafico che segue sono illustrati gli andamenti (reali) di due portafogli nel corso dell’anno 2019 (uno degli anni più redditizi di tutta la storia dei mercati finanziari).
Il CLIENTE 1 aveva un’asset allocation costruita seguendo i principi di una buona diversificazione, di un rigoroso processo di selezione degli strumenti e di un’attenta gestione del rischio.
Il CLIENTE 2 è invece il tipico investitore “fai da te” affezionato alla sola riduzione dei costi.
Si può osservare come il CLIENTE 1 abbia conseguito un rendimento 10 volte superiore (10,62% vs -1,19%) con una commissione di gestione annua molto più elevata (2,5% vs 0,27%) e soprattutto con un rischio assunto nell’investimento, nettamente inferiore rispetto all’altro portafoglio! (8,78% vs 24,60%).
I numeri dimostrano quindi in modo inequivocabile che un portafoglio costruito senza seguire i sani principi di una buona efficienza finanziaria porta sempre al fallimento, anche se si cerca di ridurre al minimo i costi.
La Diversificazione
La diversificazione è uno dei metodi che permettono l’ottimizzazione di un portafoglio rendendolo efficiente.
Diversificare in modo adeguato su diverse aree geografiche, settori, valute e tipologie di strumenti, contribuisce a ridurre il rischio e a migliorare i rendimenti.
Bisogna però capire bene cosa significa diversificare e come farlo in modo corretto:
Se ad esempio investo in 10 azioni tutte del settore della ristorazione, e quel settore subisce una crisi a causa di un evento come una pandemia, tutte le mie 10 azioni avranno una performance negativa e una caduta delle loro quotazioni perché sono tutte dello stesso settore colpito!
In questo caso la diversificazione basata solo sul numero di titoli acquistati (e non sul settore) non sarà stata efficace e utile a limitare il rischio assunto, mentre sarebbe stata più opportuna, coinvolgendo più settori possibili.
I Fondi sono tutti “uguali”?
Questa è un’opinione diffusa tra quei risparmiatori che hanno avuto cattive esperienze con questi strumenti. Purtroppo dietro queste delusioni spesso si cela una mancanza di consapevolezza del rischio assunto nell’investimento sottoscritto, che porta a uno stato di sfiducia per risultati negativi e inattesi.
Ovviamente questa affermazione non è valida se si considerano i fondi in senso generale e inoltre anche all’interno di una stessa categoria possono esserci differenze significative in termini di performance!
Nel grafico che segue vi mostro una piccola statistica da me elaborata (utilizzando il supporto di analisi offerto dal sito Morningstar.it) e aggiornata all’8 settembre 2019.
Lo studio è un po’ datato ma sempre attuale per il concetto che voglio trasmettere a chi legge.
In esso confronto i rendimenti annui del miglior e del peggior fondo in 6 categorie di riferimento.
La tabella ci mostra chiaramente quanto sia cruciale seguire una strategia di selezione dei prodotti efficace.
Facciamo un esempio con la categoria Azionario Paesi Emergenti: nei 5 anni presi in considerazione, il rendimento annualizzato cambia dall’11,19% al -7,17% annuo, con uno scarto tra il fondo migliore e quello peggiore del 18,36% annuo!
Non basta quindi cercare di indovinare ogni anno i prodotti migliori, ma bisogna diversificare il più possibile scegliendo tra quelli che gli strumenti di analisi giudicano favorevolmente.
Il risultato di questo processo di selezione è l’ottenimento di una qualità media del portafoglio molto alta e molto simile come risultato finale all’esempio mostrato nella parte sinistra della tabella.
Conclusioni
La tendenza del momento tra gli investitori privati è quella di cercare il prodotto di investimento meno costoso (ETF, ETC, obbligazioni, azioni, ecc.), ma abbiamo visto che i costi elevati non sono l’unico problema da affrontare nella gestione di un portafoglio. Inoltre, bisogna considerare altri aspetti:
- La selezione e il monitoraggio dei prodotti è un’attività complessa e continua che deve accompagnare il portafoglio per tutta la sua durata: un fondo che ha avuto buone performance fino ad oggi non è garantito che le mantenga in futuro, anzi, è frequente osservare ogni anno un cambiamento del fondo migliore nelle varie categorie di riferimento.
- Un portafoglio va costantemente ribilanciato per effetto delle oscillazioni determinate dal mercato finanziario a cui è soggetto
- È essenziale che la banca di fiducia del cliente disponga di una gamma di strumenti e servizi di diagnosi e analisi, che consenta una gestione adeguata durante il processo di costruzione e di manutenzione di un portafoglio.
- Non gestite i vostri risparmi in autonomia… come in ogni ambito, è sempre meglio affidarsi a un operatore qualificato!